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>> Anno 2020

I dottori commercialisti finanziano l'erario

di Giuseppe Rebecca
Il Commercialista Veneto, N. 255 maggio/giugno 2020

I dottori commercialisti si trovano spesso a dover finanziare l’erario. L’affermazione potrà anche sembrare eccessiva, ma succede proprio così, per la media dei dottori commercialisti italiani. La percentuale media di spese di uno studio di dottori commercialisti è mediamente determinata nel 46%, e questo da molti anni. Supera, anche di molto, le percentuali di spesa di altre categorie professionali, e questo dipende proprio dalla natura della nostra professione e dalla struttura organizzativa che ci si deve dare.

Ora, se al 46% aggiungiamo il 20% della ritenuta di acconto, si raggiunge la percentuale del 66%. Su 100 di incasso lordo, al netto dell’IVA, al professionista restano di fatto, sempre nella media, 34. Su un netto imponibile di 54 (100 meno 46 di spese) si trova ad aver pagato, con la ritenuta di acconto, 20, il che corrisponde ad una aliquota media del 37%. È evidente che per molti professionisti, soprattutto per i più giovani, ove non dovessero fruire del regime forfettario, si tratta di una aliquota media più elevata, rispetto a quella definitivamente poi dovuta. Il dottore commercialista si trova così in credito di imposta, e in un qualche modo finanzia l’erario. La questione potrebbe essere risolta consentendo una ritenuta di acconto inferiore, per chi non supera un certo reddito, nel periodo di imposta precedente; ma ovviamente tutto ciò dovrebbe essere oggetto di specifica richiesta, da parte della categoria. .

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