Il piacere del nulla ovvero come istituire una tassa senza aumentare il gettito

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di Giuseppe Rebecca
Il Commercialista Veneto, N. 132 novembre-dicembre 1999

Stiamo tutti assistendo ad una pièce teatrale, da un po' di tempo si sta recitando la fiscale commedia. Il programma è cangiante, ma soprattutto non si sa quando finirà la rappresentazione. E se mai finirà. I critici e gli addetti ai lavori se ne sono già andati, tanto da capire non c'è proprio nulla. Potrà sembrare strano, ma gli stessi autori hanno perso la bussola. Nel passato ci avevano abituati a leggi a raffica, a gabelle a go-go, ad inasprimenti continui senza che tutto ciò producesse consistenti effetti sul gettito. L'unico effetto che producevano era un aumento del fastidio, dell'insofferenza, dello scollamento tra istituzioni e cittadino-contribuente. Tasse nuove e mugugno elevato: tipico ossimoro dell'attuale situazione italiana. Sarebbe ora di ridurre lo spreco del tempo del Parlamento, del Ministro, dei contribuenti, applichiamo le leggi che ci sono, che bastano e avanzano. La pressione tributaria è già alta, nella media, e ancora più alta per chi non evade e per certe zone d'Italia (il PIL è già ora calcolato evasione compresa, e dal 2000 calcolerà anche l'attività illegale). Ipotizzare nuove tasse, una tanturn periodiche, condoni ricorrenti, non serve a nulla. Quello che si versa da una parte lo si deve necessariamente recuperare da quaIche altra parte. Unico effetto, oltre al fallimento dell'iniziativa impositiva, è l'aumento dell'evasione, per chi può.

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