IRPEF/ Proposta provocatoria per la deduzione degli oneri

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di Giuseppe Rebecca
Il Commercialista Veneto, N. 132 novembre-dicembre 1999

Il sistema fiscale attuale consente ai contribuenti di detrarre certi oneri dal loro reddito complessivo. Il lungo elenco, che ognuno può trovare nelle istruzioni alla dichiarazione dei redditi, evidenzia immediatamente la caratteristica che sta a base dei vari oneri deducibili; non c’è alcun disegno organico, e le varie voci appaiono più che altro una miscellanea di scelte più o meno razionali, più o meno datate. Si favorisce la vita del contribuente, ma gli si dà un contentino anche da morto, quando ormai non potrà più produrre reddito (infatti si ammettono in detrazione le spese mediche specialistiche, come pure, per gli eredi, le spese funebri, pur con il limite di 1 milione). Si ammettono in detrazione le spese sostenute per il restauro degli immobili sottoposti al vincolo della sovraintendenza, ma nello stesso tempo non si consente di detrarre alcuna spesa per l’acquisto della prima casa. Si consente di detrarre parte delle spese di istruzione, forse confidando nel maggior reddito che un soggetto istruito presumibilmente produrrà in futuro, ma si tassano le borse di studio. E’ sempre assai vivace il dibattito sugli effetti indotti che la detraibilità delle spese comporta sui redditi dei soggetti percettori; per quanto concerne le spese mediche, aver ammesso la deducibilità ha sicuramente comportato una maggiore richiesta di fatture da parte dei pazienti. Tenuto conto che da qualche anno si discute, a livello europeo, sul sistema impositivo, se cioè sia da preferire la tassazione sul reddito quanto piuttosto la tassazione sui consumi, cioè sull’uso della ricchezze, si potrebbe traslare il discorso e agevolare invece le spese, ammettendone la deducibilità, più o meno piena. Basterebbe anche una detrazione molto limitata, il 10% o 20%, e tutti i contribuenti si troverebbero immediatamente trasformati in gratuiti e solerti controllori del Fisco. Non si tratta degli odiati delatori fiscali; qui invece, molto facilmente, tutti potrebbero trasformarsi in promotori per un fisco più diffuso e più equo. Se dal mio reddito potessi detrarre il 10% o il 20% di tutto quanto spendo, si può star certi che chiederei fattura o ricevuta per tutto. E’ ben vero che il prestatore del servizio o il negoziante potrebbe propormi uno sconto, immediato, più o meno pari al mio beneficio, acquistando senza documento, ma il discorso si farebbe difficile, e non praticabile in modo istituzionale. Detto ciò, sarà forse mai possibile detrarre dal reddito il 20%, o anche solo il 10% di tutte le spese sostenute per vivere (alimenti, vestiti, affitti, ristoranti, viaggi educativi, e ogni genere di spesa)? Chissà.

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