Vicenza, Martedì 14 Maggio 2024

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Curatori fallimentari: i compensi. 100 euro al mese possono bastare?

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L'INDAGINE STATISTICA svolta sulla base dei dati ISTAT relativi ai fallimenti chiusi nel 2006 conferma la situazione degli anni precedenti. Il compenso riconosciuto ai curatori fallimentari è sempre inadeguato. Ricordiamo che il compenso al curatore è liquidato con decreto del Tribunale, su relazione del giudice delegato, secondo quanto stabilito dal Decreto Ministeriale n. 570 del 28 luglio 1992. In base a questo decreto è lasciata discrezionalità al giudice sull'applicazione di una percentuale compresa tra una misura minima e massima sull'ammontare dell'attivo realizzato, con una integrazione, di limitato valore, stabilita sul passivo ammesso. È interessante analizzare i dati fomiti dall'Istat sui fallimenti in Italia e nel Nord-Est in particolare riferiti all'anno 2006'. Per i fallimenti chiusi in questo anno i curatori hanno impiegato in media circa 8 anni e per questa attività hanno percepito un compenso complessivo di poco superiore ai 10.000 euro, con un aumento di circa 1.000 euro rispetto ai poco più di 9.000 euro percepiti per i fallimenti chiusi nell'anno precedente. Mediamente il curatore ha percepito un compenso annuo di circa 1.270 euro (contro i 1.140 euro per il 2005 e i 1.150 euro per il 2004), pari a poco più di 100 euro al mese. Per contro, il totale delle spese per procedura è cresciuto dai quasi 38 mila euro del 2005 a quasi 42 mila euro del 2006; per la maggior parte si tratta di spese sostenute per le azioni legali intraprese e quindi di compensi per i legali.

LA TABELLA 1 offre un quadro dei fallimenti dichiarati per ripartizione geografica ed attività economica dell'impresa negli anni 2005 e 2006. Nell'anno oggetto di indagine nel nostro Paese si è verificata un'inversione del trend rispetto al 2005. Il numero dei fallimenti è diminuito di circa il -16%, mentre nell'anno precedente questi aumentavano del 7,4%. Ciò indiscutibilmente per effetto dell'intervenuta riforma. La diminuzione è più marcata nel settore terziario (-18,7%.), mentre nell'industria è più attenuata (-11,7%). La diminuzione percentuale in quest'ultimo settore presenta una forte diversità nelle tre aree geografiche, passando dal - 5,7% nel Centro, al -9,9% nel Sud, al - 15,8% nel Nord. DA UN'INDAGINE condotta dall'Osservatorio Unioncamere2 rileviamo come anche nel Triveneto il numero delle aziende dichiarate fallite dai Tribunali sia in diminuzione in questi ultimi anni, confermando il trend nazionale. Ciò è evidente diretta conseguenza della riforma della legge fallimentare.

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