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>> Anno 2013

Debito pubblico, ridurlo è una missione impossibile

di Giuseppe Rebecca
portale Lettera43.it, 25 aprile 2013

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Il debito pubblico italiano a gennaio 2013 ammontava a 2.023 miliardi di euro. Mai era stato raggiunto un importo simile. E ciò, si osservi, con una pressione fiscale ancor più aumentata. Gli italiani pagano più imposte, ma evidentemente lo Stato spende sempre di più. Altro che spending review.
Le uscite nessuno vuole fermarle, e la frana del debito pubblico lo sta a dimostrare.

Le spese dello Stato

Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato uno studio dal titolo La spesa dello stato dall’unità d’Italia. Anni 1862 – 2009.
Dal documento risulta che per il 2009 la spesa complessiva è stata di 699 miliardi di euro. Dalla tabella riportiamo la spesa, a valori espressi in base ai prezzi 2009, per diversi anni.

1960

52 miliardi

1970

119 miliardi

1975

168 miliardi

1980

350 miliardi

1985

437 miliardi

1990

589 miliardi

1995

597 miliardi

2000

663 miliardi

2005

676 miliardi

2009

699 miliardi


Nel 2013 la spesa è stata stimata sull’ordine degli 800 miliardi di euro; 16 volte la spesa del 1960 (52 miliardi), a prezzi aggiornati. Come si può notare, la spesa è sempre aumentata, e in certi periodi anche in misura elevatissima.

I dati e i governi

Un altro elemnento interessante di valutazione è espresso nella tabella qui sotto, riferita al debito pubblico in Italia dal 1980 al 2012 che riporta anche il dato del Prodotto interno lordo (Pil) e il costo degli interessi.
È difficile che questi dati siano certi in maniera definitiva, perché questi possono variare rispetto a quelli calcolati da altre fonti. Quello che interessa, però, non è tanto (o non csolo) l’importo complessivo, quanto piuttosto il trend.
Leggere queste cifre consente infatti di sfatare alcuni luoghi comuni. Per esempio che i governi Ciampi e Amato non sono stati più virtuosi di altri, e che il governo Craxi non è stato peggiore di altri.
Una interessante e semplicistica osservazione: il totale degli interessi pagati dallo Stato italiano per il debito pubblico nel periodo 1990-2007 corrisponde più o meno all’entità dell’intero debito pubblico.

Dati in miliardi di Euro

Anno

Pil

Debito amministrativo pubblico consolidato

Saldo interessi

Delta debito pubblico

Governi

1980

203

114

8

-

Cossiga I – II - Forlani

1981

244

141

10

27

Forlani – Spadolini I

1982

288

169

17

28

Spadolini II – Fanfani VI

1983

335

203

24

34

Fanfani VI – Craxi I

1984

383

247

30

44

Craxi I

1985

430

300

34

53

Craxi I

1986

475

357

38

57

Craxi I – Craxi II

1987

520

417

38

60

Craxi II – Fanfani VI – Goria

1988

577

481

45

64

Goria – De Mita

1989

634

553

55

72

De Mita – Andreotti VI

1990

701

668

67

115

Andreotti VI

1991

766

755

83

87

Andreotti VI –VII

1992

806

850

94

95

Andreotti VII – Amato I

1993

830

960

101

110

Amato I – Ciampi

1994

878

1.069

93

109

Ciampi – Berlusconi I

1995

947

1.151

102

82

Dini

1996

1.004

1.214

108

63

Dini – Prodi I

1997

1.049

1.238

92

24

Prodi I

1998

1.091

1.254

82

16

Prodi I – D’alema

1999

1.127

1.282

71

28

D’alema

2000

1.191

1.300

72

18

D’alema – Amato II

2001

1.249

1.358

75

58

Amato II – Berlusconi II

2002

1.295

1.369

68

11

Berlusconi II

2003

1.335

1.393

65

24

Berlusconi II

2004

1.400

1.445

63

52

Berlusconi II – Berlusconi III

2005

1.423

1.513

67

68

Berlusconi III

2006

1.475

1.582

68

69

Berlusconi III – Prodi II

2007

1.554

1.599

78

17

Prodi II

2008

1.575

1.663

80

64

Prodi II – Berlusconi VI

2009

1.520

1.769

106

Berlusconi VI

2010

1.552

1.851

82

Berlusconi VI

2011

1.578

1.907

56

Berlusconi VI – Monti

2012

1.566

1.989

82

Monti

2013
genn.

.

2.023

34

Monti


La conclusione che se ne può trarre è che nessun governo è stato virtuoso, nemmeno quelli ritenuti tali. Ognuno ha lasciato che la spesa crescesse a dismisura. Nel contempo il debito pubblico, in cifra assoluta, è aumentato anch’esso a dismisura. Parrebbe quindi velleitario, ora, ipotizzare un risanamento, con un'economia tra l’altro fiaccata da una crisi mondiale e da una politica interna recessiva e con una famiglia su tre alla disperazione.
Se non si riducono drasticamente le spese, ma non quelle della salute, dell’istruzione e di altri servizi essenziali, sarà del tutto impossibile sanare la finanza pubblica.

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