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Corte Costituzionale, l'anomalia italiana della presidenza-lampo

di Giuseppe Rebecca e Michela Ceccon
portale Lettera43.it, 26 agosto 2014

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Il professor Giuseppe Tesauro, esperto di Diritto internazionale e comunitario, è il 38esimo presidente della Corte Costituzionale, eletto in data 30 luglio 2014.
Decadrà già il prossimo 9 novembre, data in cui, dopo appena poco più di tre mesi, il suo mandato di giudice giungerà al termine. Eppure, l’articolo 135 della Costituzione fissa in un triennio la durata naturale della carica di presidente.

SETTE A FAVORE, SEI CONTRO. L’elezione del professore ha fatto sin da subito discutere. È stato nominato con sette voti a favore e sei contrari: il suo voto è risultato decisivo. I voti totali sono stati solo 13 su 15, poiché il parlamento, dalla fine di giugno, non ha ancora nominato due dei cinque membri della Corte la cui elezione è a esso riservata.
Si stima che Tesauro avrà un’unica occasione di presiedere a una udienza, considerato che la trattazione di una causa richiede almeno due mesi di attività. L’elezione a presidente di un giudice oramai prossimo alla decadenza dal mandato è purtroppo una prassi oramai consolidata in seno alla Corte Costituzionale.

LA PRASSI DELLA PRESIDENZA-LAMPO. Sulla base di tale tendenza, prima dell’elezione del 30 luglio 2014, si poteva già azzardare che la scelta del nuovo presidente sarebbe caduta sul professor Giuseppe Tesauro o sul professor Sabino Cassese, entrambi con mandato in scadenza il 9 novembre 2014. Quest’ultimo, tuttavia, aveva fatto sapere di non essere interessato a ricoprire la carica per un periodo così breve.
Questa volta, a concorrere per la carica di presidente affianco a Tesauro c’era Alessandro Criscuolo. La sua elezione avrebbe garantito la copertura della carica per almeno un triennio. Ma la maggioranza dei membri della Corte ha preferito, come usuale, una presidenza-lampo.

38 ELETTI IN 58 ANNI. In assenza di un cambio di rotta, per la futura nomina il candidato più probabile, per prossimità del termine di scadenza del mandato, è Paolo Maria Napolitano. Avendo prestato giuramento il 10 luglio 2006, egli potrebbe rimanere in carica in qualità di presidente fino alla data del 10 luglio 2015, e quindi per circa otto mesi. Ci auguriamo, comunque, di essere smentiti.
Dal 1956, anno di istituzione della Corte, sono stati eletti 38 presidenti. Se ognuno fosse rimasto in carica per tre anni, come costituzionalmente previsto, il numero di presidenti avrebbe dovuto essere esattamente la metà.
Da un esame dell’elenco degli eletti disponibile sul sito istituzionale della Corte Costituzionale, si nota che solamente cinque sono rimasti in carica almeno tre anni. Di questi cinque, tre sono stati poi anche rieletti.
La presidenza più breve è stata quella del professor Vincenzo Caianiello, 44 giorni dal 9 settembre al 23 ottobre 1995, seguito da Giuliano Vassalli e Giuliano Maria Flick, con nomina di durata di poco superiore a tre mesi (come per Tesauro).

 

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Stipendio lordo annuo di 500 mila euro

Ricoprire la carica di presidente comporta indubbi vantaggi di carattere economico. Chi ha la possibilità di fregiarsi di tale titolo, può beneficiare di uno stipendio lordo annuo di più di 500 mila euro, oltre 40 mila euro al mese.
I parametri per la sua determinazione sono fissati all’articolo 12 della legge 11 marzo 1953, n. 87. In particolare, tale disposizione stabilisce che i giudici della Corte Costituzionale abbiano una retribuzione corrispondente al più elevato livello tabellare che sia stato raggiunto dal presidente della Corte di Cassazione, aumentato della metà. Al presidente è inoltre attribuita una indennità di rappresentanza pari a un quinto della retribuzione. Posto che il trattamento retributivo riservato al presidente della Cassazione si aggira sui 300 mila euro lordi annui, è agevole arrivare alla cifra sopra riportata.
Per le retribuzioni dei giudici costituzionali, in base a quanto riportato nel rendiconto per l’esercizio 2013, sono stati erogati complessivamente 7.350.318,95 euro. Per il 2014, sono stati stanziati 7.070.000 euro, circa 280 mila euro in meno rispetto alla spesa dell’anno precedente.

AUTO BLU E ALLOGGIO: QUANTI PRIVILEGI. Al presidente, oltre alla cospicua retribuzione, spettano anche altri benefit, quali auto blu, alloggio presso il Palazzo della Corte, segretarie dedicate; ma il neoeletto Tesauro ha affermato che si tratta solamente di invenzioni.
Una volta cessato dalla carica, il presidente, come pure gli altri giudici della Corte Costituzionale, possono contare su una pensione particolarmente generosa. Dall’analisi del rendiconto per l’esercizio 2013, si evince che ai giudici costituzionali in quiescenza sono stati elargiti 5.675.864,59 euro. Nel bilancio 2014, la previsione di cassa è di 6.150.000 euro.

RIMBORSI DA CAPOGIRO. Del resto, la prodigalità della Corte Costituzionale si manifesta anche su altri fronti. Oltre a retribuzioni e pensioni da capogiro, vi sono altre voci di spesa che si ritiene potrebbero essere contenute. Parliamo ad esempio dei rimborsi di viaggi e trasferte dei giudici della Corte Costituzionale, che nel 2013 hanno comportato un esborso di 127.483,94 euro e per i quali la previsione di spesa per l’anno corrente è di 104 mila euro.
Evidenziamo i beni di uso e consumo inerenti a riunioni e attività di ricevimento, per i quali il bilancio di previsione 2014 ha stanziato 51 mila euro, contro una spesa nel 2013 di 40.625,97 euro; ancora, ci riferiamo all’organizzazione e partecipazione a convegni, conferenze e cerimonie, per i quali sono stati spesi 100.867,69 euro, con una previsione di cassa per il 2014 di 125 mila euro. Infine, il carburante, il noleggio, l’assicurazione e i parcheggi delle autovetture. La previsione di spesa ammonta complessivamente a 660 mila euro, mentre nel 2013 sono stati pagati 645.798,13 euro.

190 MILA EURO A SENTENZA. L’ammontare dei privilegi per i componenti della Corte Costituzionale è in costante ascesa e certamente non rapportato al carico di lavoro cui devono far fronte i giudici. Dai dati diffusi dalla stessa Corte, il numero di decisioni annuali presenta un trend in diminuzione. Nel 2013 le deliberazioni sono state 326, contro le 592 del 2000 e le 316 del 2012 (rispettivamente, dato massimo e minimo dell’ultimo ventennio). Tenuto conto che la spesa complessiva della Corte Costituzionale nel 2013 è stata di quasi 61,6 milioni di euro, il costo medio per sentenza è stato perciò di quasi 190 mila euro. Per il 2014, il numero totale delle pronunce potrebbe comunque essere superiore al 2013. Nel primo quadrimestre dell’anno corrente, il numero di decisioni rese, infatti, è stato di 109, contro le 78 dello scorso anno. Vedremo se l’incremento sarà confermato dal dato annuale. Ma dov’è la spending review della Corte Costituzionale? Un costo di 61 milioni di euro non è forse troppo?

 

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