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Renzi, tante parole ma pochi fatti

di Giuseppe Rebecca 
portale Lettera43.it, 9 luglio 2014

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«Ci metto la faccia», «se non viene approvata la riforma entro il…vado a casa». Sono queste, tra le tante, le frasi a effetto che colpiscono gli italiani, di ogni estrazione sociale. Promesse, annunci, belle parole. Intanto, cosa fa, il governo Renzidipendente? C'è chi ha definito Renzi un affabulatore, mentre prima c’era il venditore, Berlusconi. Stupisce osservare come la grande informazione sia in gran prevalenza a favore dell’attuale presidente del Consiglio che ci sommerge di parole, battute (al posto delle barzellette dell’ex Cavaliere), una retorica apparentemente amichevole. E forse è proprio quello di cui l’Italia aveva bisogno, non essendo possibile altro. Ma guardiamo ai fatti, visto che questo governo si è autodefinito «governo dei fatti».

POCHI RISULTATI CONCRETI. Poco o nulla è cambiato, rispetto a prima, e invero non si vede nemmeno come avrebbe potuto cambiare qualcosa. La disoccupazione aumenta, quella giovanile in particolare, con intere masse di ragazzi che non avranno alcun futuro. La crescita non c’è, nonostante qualche periodico proclama, i servizi pubblici vengono in qualche modo tagliati, e nello stesso tempo si conferma l’immunità per chi occupa le istituzioni, e si continua a trattare per una legge elettorale che poco o nulla ha a che fare con le vere esigenze dei cittadini, quanto piuttosto agli interessi dei politici. Ma Renzi che fa?

TASSE E SERVIZI IN AUMENTO. Gli 80 euro in busta paga, una scelta di propaganda elettorale, saranno presto divorati dall’aumento delle tasse, dall’aumento dei ticket e delle tariffe dei servizi pubblici, sanità, scuola, trasporti, dalla diminuzione delle detrazioni fiscali e degli assegni familiari, dall’aumento della imposizione sugli immobili, dalla progressiva riduzione degli ammortizzatori sociali. Già abbiamo la maggior tassa sul passaporto, le imposte sui pc e sui telefonini. Ora Renzi è anche in Europa e, al di là delle sue battute e dei selfie, restano i fatti, i crudi numeri della nostra realtà.

DISOCCUPAZIONE IN CRESCITA. A fine maggio 2014 i disoccupati erano 3.222.000 con un aumento di 27 mila in un mese e di 127 mila in un anno. In Veneto la situazione non è certamente migliore. Le aziende che hanno aperto procedure di crisi sono 775 (17.125 i lavoratori coinvolti). La cassa integrazione ordinaria è in calo. In Veneto 8.709.851 ore rispetto alle 12.904.713 del maggio 2013. Ma quella straordinaria, anticamera del licenziamento, è in fortissimo aumento: a maggio 2014 sono state 26.731.846 le ore richieste, contro le 19.382.003 dello scorso anno.
Da gennaio a maggio 2014, sempre in Veneto sono entrati in mobilità (licenziamenti collettivi) 5.735 lavoratori (5.182 nel 2013). Mentre i lavoratori iscritti a fine maggio 2014 nelle liste di mobilità della regione sono 23.193 (nel maggio 2013 erano 19.968).

MENO POTERE D'ACQUISTO, PIÙ DEBITO. Il potere di acquisto delle famiglie italiane diminuisce (- 0,1% nel primo trimestre 2014, dati Istat). Intanto il debito pubblico italiano continua la sua folle corsa, inarrestabile, accompagnata da una pressione fiscale che, se non aumenta, rimane quantomeno stabile. E mentre si continua a parlare della riforma del bicameralismo e di Italicum, l’Italia sprofonda sempre di più

RENZI, DA 100 A 1.000 GIORNI. È anche passato quasi inosservato, o comunque non adeguatamente stigmatizzato, il prolungamento dei tempi che Renzi stesso si è dato. Da una riforma al mese si è passati ai 100 giorni, e ora ai 1.000 giorni. Guarda caso, giusto il tempo di cambiare il governo, e tutti i problemi passeranno di mano. Non è così che si fa.
Il debito pubblico è uno dei problemi più rilevanti, e in ogni caso urge risolverlo. Ma se non si toccano le spese, quelle superflue, e non certo quelle di cui hanno bisogno i cittadini (sanità, scuola, servizi), non resta che la patrimoniale, da più parti ipotizzata (già quantificata sui 33 miliardi), accompagnata da un aumento delle imposte su successioni e donazioni.

MANOVRA IN ARRIVO? Il ministro Pier Carlo Padoan esclude manovre per l’autunno (ipotizzate per 10 miliardi, giusto quello che serve per gli 80 euro, del 2014, che per il 2015 non sono ancora previsti), ma potrebbe risultare necessaria almeno una manovra sui 20/25 miliardi, se l’Ue non dovesse dare maggiori margini di flessibilità all’Italia.
Ma intanto siamo tutti ottimisti, e l’operazione placebo continua. In effetti, con un po’ di ottimismo si vive meglio. E in futuro si vedrà. È il pensiero di Renzi.

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